Kimonomania
Non solo Kimono. Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana
Un libro straordinario, ricco di storie, colori, abiti meravigliosi e novità da scoprire, firmato da Laura Dimitrio, edito da Skira
Se si incomincia a sfogliare il volume non lo si abbandona più. A far da calamita spiccano le immagini dei kimono originali accanto alle interpretazioni degli stilisti italiani e francesi negli ultimi due secoli. Di pagina in pagina, scorrono stupende fotografie e bozzetti provenienti dagli archivi dei musei e delle case di moda.
Da Kenzo Takada, a Issey Miyake, ad Antonio Marras, da Mariano Fortuny a Jole Veneziani, da Romeo Gigli a Giorgio Armani, da Krizia con i suoi deliziosi pantaloncini, i blooomers a forma di lampioncino giapponese, a Gianni Versace con il miniabito in pelle nera ricamato con gli ideogrammi orientali, fino alla moda kawaii del nuovo millennio, tutto suscita interesse anche in chi di moda poco se ne intende.
In parallelo, rivive l’atmosfera culturale, economica e artistica, che ha determinato il successo del Giappone in Occidente. Come il libro di Fosco Maraini “Ore giapponesi” del 1957, che definisce il paese il regno della “semplicità, purezza, eleganza con un leggero tocco di ascetismo”.

pp.178-179 KENZO by Antonio Marras, collezione primavera-estate 2006 – courtesy KENZO Heritage
L’autrice, la documentatissima Laura Dimitrio, docente e studiosa di storia della moda, racconta, in quattro sezioni, gli influssi dell’abbigliamento giapponese sulla moda italiana ed europea, partendo proprio dal kimono, l’abbigliamento per eccellenza del paese del sol levante. Fino ad arrivare ai fashion designer giapponesi di oggi, punto di riferimento per i creatori di moda italiani anticonformisti.
La traduzione della parola kimono è molto semplice:”cosa da indossare”. Essenziale, come lo è la sua forma a T con la cintura in vita, chiamata OBI. Pochi elementi, ma tali da solleticare la creatività del mondo occidentale.
A questo proposito basta ricordare i rigidi bustiers in pelle degli anni ‘80 di Gianfranco Ferré. Lo stilista stesso dichiara di essersi ispirato agli obi, cosi come lo sono le cinture degli splendidi abiti da sera in seta stampata di Mila Schon o gli enormi fiocchi a farfalla di Irene Galitzine degli anni ’60.
La storia della moda frivola? Per nulla, sottolinea Laura Dimitrio. E’ lo specchio dei fenomeni economici, politici, culturali e artistici di una determinata epoca
Se le prime notizie sugli abiti giapponesi arrivano in Italia nella prima metà del Cinquecento, grazie ai commerci con l’Oriente, l’isolazionismo imposto dallo shogunato di Tokugawa nel 1639 chiude il Giappone a ogni contatto con il mondo occidentale. Il paese del sol levante riaprirà le frontiere due secoli più tardi, nel 1853, quando gli Stati Uniti lo costringono a riavviare con loro le relazioni diplomatiche.
All’improvviso, a fine Ottocento, esplode in Europa la kimonomania.

p.70 Esempio di kimono occidentalizzato in seta, databile all’inizio del XX secolo – Milano, collezione privata
Il libro è pieno di aneddoti a questo proposito. La necessità di liberare le signore dalla costrizione di abiti scomodi, spinge Paul Poiret in Francia e il mitico Mariano Fortuny in Italia a creare una moda ispirata all’evanescente kimono, inserendo motivi decorativi nipponici.
A indossarli all’inizio sono aristocratici e artisti, finchè negli anni ’20 si comincia a parlare di giapponesismo all’occidentale. Da qui inizia una storia fantastica, da assaporare fino in fondo, guidati dalla bravissima Laura Dimitrio.
Silvana Rizzi
Non solo Kimono come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana di Laura Dimitrio Prefazione di Akiko Fukai SKIRA editore