A Morazzone un gioiello restituito alla comunità

Foto: Paolo Foti Natiadocufilm 2022 ©FAI

La dimora in provincia di Varese, lasciata in eredità al FAI dall’ultima proprietaria è reduce da un lungo restauro frutto di un protocollo con Regione, Provincia, Comune e Fondo Ambiente Italiano, che ne ha riqualificato la struttura ma mantenuto intatto il fascino. Di stanza in stanza mobili d’epoca, decorazioni e oggetti raccontano la vita quotidiana di centocinquanta anni fa

 “Un museo vivo, che darà lustro a Morazzone”. Con queste parole l’unica e ultima proprietaria, Maria Luisa Macchi, consegnava nel 2015, via testamento, nelle mani del Fondo Ambiente Italiano Casa Macchi, dimora ultrasecolare del piccolo centro del Varesotto oggi reduce da un prezioso restauro durato quattro anni. Ebbene missione compiuta. L’altro giorno l’inaugurazione della dimora rinnovata, oggi nuovo Bene del Fai, e la riapertura al pubblico, che potrà accedervi di qui in avanti. Per ammirarne la bellezza e per concedersi qualche ora nelle atmosfere ritrovate di un mondo che non è più.

L’operazione restauro e riapertura di Casa Macchi è stata frutto di una partnership vincente fra enti pubblici e privati: Fai, Regione Lombardia, Comune, Provincia. Il restauro, un lungo lavoro in equilibrio fra interventi strutturali indispensabili e volontà ferma di conservare. Alla riapertura di Casa Macchi è legato un obiettivo non secondario, quello di rilanciare, grazie al sito culturale e museale, il piccolo centro e l’intero territorio. 

Quello di Casa Macchi, tipica dimora di provincia, è un contesto tipico, quasi da romanzo. Suggestivo e ispiratore. Bene descritto dal presidente Fai dopo i primi sopralluoghi seguiti al sorprendente lascito testamentario di sette anni fa. “Entrare nella villa fu come entrare nell’unica casa di Pompei risparmiata dalla furia del Vesuvio. Ogni dettaglio raccontava di una vita che si era interrotta di punto in bianco, quasi per un evento improvviso; tutto si era fermato a quel lontano giorno di sessant’anni prima, quando la casa, costruita e arredata dai nonni della signorina e che aveva subito pochissime modifiche, era stata chiusa per l’ultima volta il giorno dell’ultimo funerale. Piumoni di raso (un tempo) rosso trapuntati sulle belle coperte da giorno di pizzo sui numerosi letti; nella stanza da bagno le salviette di fiandra dalle lunghe frange, già candide ma ora color tabacco per la polvere dei decenni, erano ancora sui “buttalà” di legno tornito sovrastato da un boiler grande come un sommergibile; appesi negli armadi abiti a fiori anni cinquanta dalla vita stretta e con i giacchini dalle maniche a tre quarti; in sala da pranzo, sul grande tavolo contornato da monumentali sedie divorate da legioni di tarli, la preziosa coperta di lana orientale a disegno, in cucina le pentole di rame e di stagno appese sopra il lavello di pietra, nel salottino con i divani e le poltrone a piccolo punto una televisione in bianco e nero con un tubo catodico lungo un metro”. 

Casa Macchi ha venti stanze, giardino, portico e veranda. Il restauro ha salvato dal degrado ma conservato con amore decori semplici, tipici mobili d’epoca e oggetti d’uso quotidiano: ovvero l’eccezionale testimonianza storica di uno stile dell’abitare e di un modo di vivere oggi scomparsi.

Il progetto ispirato dalla donatrice si è realizzato grazie a un accordo di programma firmato nel 2017 da Regione Lombardia, che ha finanziato i lavori, con il Comune di Morazzone e il FAI, e a cui in seguito si è aggiunta la Provincia di Varese.

Un restauro che ha avuto anche l’obiettivo di riqualificare e rivitalizzare il centro storico del paese, “che – così i promotori – come tanti in Italia soffre oggi un progressivo spopolamento e rischia di perdere, insieme ai suoi abitanti, la sua identità, la sua storia e il suo valore”.

Casa Macchi rinasce dunque come nuovo fulcro del paese: aperta sulla piazza centrale, accanto alla Chiesa di S. Ambrogio, è un luogo accogliente e vivo, aperto alla comunità. “Nessuna altra casa, tra le tante che ho avuto la fortuna di prendere per mano moribonde per accompagnarle a nuova vita – così ancora il Presidente del FAI Marco Magnifico –  ha svelato con tanta virginea delicatezza e con la timidezza dignitosa di chi teme di non meritare l’attenzione altrui i propri segreti, le proprie storie, i propri tesori. Un esempio tra i più virtuosi di quella auspicata, talvolta difficile, in questo caso perfetta collaborazione fra tre enti pubblici, un ente privato e una semplice ma visionaria cittadina, che assieme anche a Fondazione Cariplo hanno sognato, collaborato e costruito un grande progetto per l’esclusivo beneficio della collettività”. 

Merita qualche parola il lungo restauro, che ha coinvolto stuoli di professionisti di varie discipline, tecniche e storiche. La dimora necessitava di interventi conservativi e di messa in sicurezza: tetto da rifare, umidità da contenere, mobili e arredi da risanare.

L’imperativo, non cancellare l’autenticità di un contesto integro, in cui stanno il valore culturale, e anche il fascino, del luogo. E così è stato: nulla è cambiato, “ma il cantiere ha interessato ogni singola cosa, dal giardino al soprammobile. Un restauro nel pieno spirito del luogo, ma anche attento alla sostenibilità contemporanea”.

A margine dei lavori strutturali oltre duemila pezzi, tra mobili e oggetti, sono stati catalogati; fra questi trecento documenti sono stati digitalizzati e studiati, dalle lettere alle cartoline, dalle pagelle scolastiche all’inventario del corredo. Un video sullo stato originario della casa, ma anche il lavoro fatto: originale e sofisticato, minuzioso e delicatissimo, altamente professionale e “sinceramente affettuoso”.

Foto:Paolo Foti Natiadocufilm 2022 ©FAI

L’ingresso a Casa Macchi avviene da un negozio aperto in Piazza S. Ambrogio, là dov’era una bottega storica di pertinenza della casa. L’Emporio di Casa Macchi oggi vende generi vari molti prodotti da Aziende del territorio, a servizio della comunità, dai cereali alle caramelle, dai saponi sfusi ai libri di seconda mano. 

Poche note di servizio sulla visita. Casa Macchi è visitabile dal giovedì alla domenica, dalle ore 10 alle 18. Aperture speciali sono previste il 24 dicembre dalle ore 10 alle 13 e il 26 dicembre dalle ore 10 alle 18. Giorni di chiusura per festività: 25 e 31 dicembre, 1 gennaio. 

La visita alla casa e al giardino è libera, introdotta da un video racconto con proiezioni immersive che si svolge nella vecchia scuderia, affidato alla voce di Lella Costa. Una serie di podcast gratuiti accompagna la visita, realizzati dai professionisti del FAI e dagli studenti del Corso di Storia e storie del mondo contemporaneo (Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate) dell’Università dell’Insubria.

La Redazione

Biglietti di ingresso (comprensivo di visita a Casa Macchi in autonomia e visione del video multimediale): Intero: 7 €; Ridotto (6-18 anni) e studenti fino ai 25 anni: 4 €; Bambini fino ai 5 anni ingresso gratuito; Iscritti Fai, Residenti del Comune di Morazzone, persone con disabilità e accompagnatore e altre convenzioni ingresso gratuito; Famiglia (ingresso per gruppi famigliari composti da 2 adulti e 2 o più bambini dai 6 ai 18 anni) € 17. Possibilità di visite guidate – a pagamento – il sabato e la domenica alle ore 15. Prenotazione consigliata.

Per informazioni:  +39 0332 1821610;

Email: faicasamacchi@fondoambiente.it 

www.faicasamacchi.it

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