Kerala: un’esperienza culturale ricca di storia e tradizioni

Viaggio nel Kerala, estremo sud dell’India. Un’avventura tra mare, natura, arte e passato
Una vacanza coronata da resorts d’eccezione, tra cui Marari Beach, un’esperienza da vivere, come promette il logo della raffinata catena indiana, i CGH Earth hotels. L’incontro inatteso con la Biennale d’arte a Kochi
Un viaggio in India è sempre “un’avventura”

L’imprevedibile può materializzarsi all’improvviso, trasformando un noiosissimo percorso in un incontro esaltante: un elefante al bagno, per esempio, un festival in onore di Shiva, il dio amato e temuto dagli indiani, una processione di donne lungo la strada, a piedi nudi, vestite di bianco con l’immancabile mascherina sulla bocca, non per timore del Covid, ma per evitare di ingoiare anche il minimo insetto, come vuole la loro religione, il jainismo, una derivazione dell’induismo.
Detto questo sono pronta a parlarvi del Kerala
Secondo la leggenda, Parasuram, la sesta incarnazione del dio Vishnu, dall’alto della montagna lanciò la sua ascia il più lontano possibile nel mare, con l’ordine di ritirarsi. L’ascia obbedì. Nacque così il Kerala, la lunga striscia di terra a sud ovest dell’India, dalla forma simile al rosso peperoncino locale, compresa tra il mare d’Arabia e i ghats, le colline ricoperte di smaglianti coltivazioni di tè e di spezie preziose, come il cardamomo, il pepe e la cannella.

Siamo in un’India bucolica, dove le spiagge bianche fanno da sfondo ai campi di riso color smeraldo e i palmeti si susseguono senza sosta lungo le strade, in un tripudio di colori e di vegetazione tropicale. Proprio l’abbondante produzione di spezie e di erbe spontanee dalle proprietà terapeutiche, ha fatto del Kerala la culla d’elezione dell’Ayurveda, l’antichissima medicina indiana.
La buona salute, insegna l’Ayurveda, si basa sulla prevenzione e sull’utilizzo di prodotti naturali a garanzia di uno stile di vita sano.

A rendere unica questa terra, sono le backwaters, un labirinto di canali e di lagune interne, ancora oggi fondamentali per l’economia locale. Su queste acque navigano barconi carichi di riso, noci di cocco, caucciù e spezie diretti nei centri commerciali del Kerala.
Non c’è niente di più romantico e suggestivo che inoltrarsi lungo i canali sulle barchette in legno spinte dal barcaiolo con una lunga pertica. Si avanza lentamente, immersi in una fitta vegetazione, ansiosi di scoprire il kingfisher, l’uccello dalle penne azzurre, appollaiato su un ramo o il martin pescatore pronto a tuffarsi nell’acqua.
Da una parte e dall’altra delle rive, i bambini sguazzano ridendo nell’acqua, i pescatori pescano con le reti o si tuffano per raccogliere le conchiglie, che verranno bruciate nei forni di ceramica e utilizzate come materiale per le costruzioni. Lungo i canali sfila la vita dei villaggi: dalle case dipinte di colori vivaci alle donne intente a pulire il pesce, a quelle che dopo il bagno, si pettinano i lunghi capelli neri, tutto suscita interesse e curiosità.
Le backwaters circondano Cochin, oggi ribatezzata Kochi, l’affascinante città sorta su diverse piccole isole, che per secoli ha controllato i commerci delle spezie del Malabar e ancora oggi profuma di terre lontane.








Oggi Kochi è formata da Ernakulam, la città moderna, da Fort Kochi e Mattancherry, che non hanno perso la vivacità e il loro carattere cosmopolita e carismatico. A Mattancherry, soprattutto, la vita è quella di sempre. Qualche mucca si aggira ancora per strada, lo spice market, il secolare mercato delle spezie, continua a essere un luogo affascinante, chiese cattoliche incredibili si alternano ai templi induisti, il mercato del pesce è vivacissimo e una visita alle lavanderie è sempre sorprendente.
Fort Kochi ha visto negli anni aumentare il turismo, ma il suo fascino è rimasto intatto nel tempo. Il mio consiglio è di evitare, se possibile, il fine settimana.
Le viuzze fiancheggiate dalle case portoghesi di cinquecento anni fa, la sinagoga del XVI secolo e il Dutch Palace, il palazzo donato dagli olandesi al raja di Kochi, sono lì a testimoniare il passato cosmopolita della cittadina. Il giro non può che terminare al porto, al tramonto, davanti alle immense reti da pesca cinesi appese ai bilancieri, arrivate qui con i mercanti della corte di Kublai Khan.
Se un tempo il turismo d’élite alloggiava al Brunton Boat Yard, dall’indiscusso fascino coloniale, oggi, all’interno di Fort Kochi c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’Art Hotel, per esempio, proprio di fronte all’ingresso della Biennale, incarna la tendenza artistica di oggi di quest’angolo del Kerala.
Il centro pullula, come sempre, di negozietti di ogni genere, di ristorantini locali, ma anche di bistrot divertenti con opere d’arte in mostra e giardino interno, come il Pandhal.

Full book a Fort Kochi per Kochi-Muziris Biennale
Si chiama proprio così, come la nostra biennale veneziana.
La quinta edizione della “Our Biennale Kochi-Muziris”(fino al 10 aprile 2023) apre le porte al mondo dell’arte, riscontrando un successo internazionale, all’insegna del motto “Entrate dappertutto”.
Girando, infatti, nelle diverse secolari sedi dell’esposizione, una più interessante dell’altra, s’incrociano visitatori da tutto il mondo, da quello asiatico, agli Stati Uniti, all’Europa. Il tema fondamentale “In our veins flow link and fire”, nelle nostre vene scorrono inchiostro e fuoco, annuncia il carattere forte e magnetico della Biennale. Energia ed eccitazione sono palpabili appena si entra nell’Aspin Wall House lungo il mare, la sede principale della mostra, un tempo utilizzata per spedire spezie e tè.

A stupire gli ospiti, ci sono 200 opere in mostra di artisti internazionali, compresi gli italiani: dalle installazioni alle visioni futuristiche, dagli spettacoli di ombre alla musica dal vivo, dalle conferenze coinvolgenti alle emozionanti performance di danza, tutto ci trasporta in un mondo intrigante.
A Marari Beach per un meritato riposo
Dopo questa celebrazione dell’arte contemporanea, viene il desiderio di trascorrere qualche giorno in silenzio, all’ombra di una palma di fronte al mare, alloggiando in un bungalow immerso nel verde, coccolati al massimo…
Per me, strenua frequentatrice del Kerala da vent’anni, il top continua a essere la raffinatissima catena locale dei CGH Earth hotels, dove ogni resort è realizzato in sintonia con il luogo in cui si trova.
Questa volta ho scelto Marari Beach, a 70 km da Kochi.
Tre giorni da sogno, prima del rientro in Italia
Mi sono dovuta accontentare di pochi giorni, in quanto Marari Beach è l’ultima tappa di un viaggio, che mi ha portato da Mangalore, nel Karnataka, a Kochi per realizzare il docufilm “Antonio Moscheni, il Michelangelo Indiano”.
Un personaggio dalla vita straordinaria, artista e gesuita, nato nel 1854 a Stezzano, a una manciata di km da Bergamo, e morto a Kochi nel 1905, molto più conosciuto in India, dove visse e lavorò negli ultimi sette anni della sua vita, che nel nostro paese. Con questo documentario, nell’anno di Bergamo e Brescia capitali della cultura in Italia, portiamo in scena la sua storia personale e la lunga traiettoria artistica, da Stezzano all’India, dove raggiunse una fama tale da essere chiamato il Michelangelo indiano.
Ad accogliermi uno staff perfetto, disponibile e attento. Il resort, con bungalow ampi, sparsi qua e là nella vastissima proprietà, all’ombra di alberi secolari, arriva fino alla spiaggia. Appena arrivo adocchio le sedie sdraio all’ombra della palme, dove potrò leggere un libro in tranquillità e godermi il tramonto. Per il bagno, mi accontenterò della splendida piscina, in quanto sono sempre un po’ timorosa all’idea di nuotare nell’Oceano.

In realtà, tre giorni sono pochi e la curiosità ha il sopravvento
Innanzitutto sono un’appassionata dei centri Ayurvedici, che ho frequentato per dieci anni, prima del Covid. Oggi posso finalmente riprendere le cure (sarebbe improprio chiamarle massaggi) e i consigli medici dei professionisti di Marari Beach.
L’ideale per chi ha poco tempo, come la sottoscritta, è optare per i trattamenti giornalieri di 90 minuti: rilassanti, curativi, a quattro mani, a base di erbe del giardino intorno al centro. Ne sono uscita rinnovata nella mente e nel corpo, grazie alla terapista, che ha intuito le mie necessità del momento.





I motivi per trascorrere qui una vacanza da ricordare sono tanti: yoga al mattino, lunghe passeggiate sulla spiaggia, incontro con i pescatori appena approdati dopo la notte in mare. Per gli amanti della natura ci sono l’esplorazione del giardino delle farfalle, la scoperta di alberi tropicali, la pedalata in bicicletta nel villaggio vicino.
Ottima la cucina, ben calibrata nell’uso del peperoncino con menu locali dai risvolti raffinati, come il sauté di calamari. Alla sera, consiglio di sperimentare il Beach Grill davanti alla spiaggia: pescato del giorno, aragoste e granchi saporiti.

Il mio pomeriggio del cuore
Conosciuta dagli amici come la “villaggiomane”, non potevo che partire alla scoperta dei villaggi intorno a Marari Beach a bordo di un tuc tuc, come consigliato dalla receptionist.

Sono entrata in laboratori di tessitura a mano, ho scoperto una piccola azienda, dove gli uomini producono artigianalmente i tappeti e un’altra familiare dedicata alla produzione di olio di cocco. A questo si aggiunge l’affettuosa accoglienza degli abitanti.
Cosa avrei potuto desiderare di più?
Silvana Rizzi
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