Tenuta di Castellaro: l’anima vulcanica delle Eolie
Lipari, Tenuta di Castellaro, un’ode alla natura tra tramonti e sapori autentici
Un fascino legato indissolubilmente al mare, ai tramonti infuocati e al buon vino. Il progetto di Tenuta di Castellaro si arricchisce con il nuovo bistrot guidato dallo chef Giacomo Caravello, unendo viticoltura eroica, architettura sostenibile e un’ospitalità che celebra l’essenza delle Eolie
Un sogno eoliano tra vigne e vulcani
Lì dove il sole infuoca il mare e la tradizione millenaria della vite ad alberello sfida la gravità, sorge Tenuta di Castellaro. Siamo a Lipari, la maggiore delle Isole Eolie, su un suolo vulcanico che è anima e carattere di un progetto enologico e paesaggistico senza eguali. Nata nel 2005 dalla visione della famiglia bergamasca Lentsch, questa realtà di 24 ettari vitati non è solo una cantina, ma un monumento alla natura, un dialogo tra uomo e territorio.

Con una produzione di circa 70mila bottiglie l’anno, un wine resort esclusivo e il recupero del parco geominerario delle Cave di Caolino, Tenuta di Castellaro si distingue per un approccio olistico. “Il nostro è un progetto di valorizzazione di un intero terroir,” spiega il produttore Massimo Lentsch. “Cerchiamo la sintesi perfetta tra territorio, vigne e persone. Il viticoltore del futuro non vede la vigna come uno spazio limitato, ma come parte di un sistema complesso, da rispettare e curare con la passione di un artigiano“.

Architettura ipogea e viticoltura sostenibile
Il cuore pulsante della tenuta è la cantina bioenergetica, inaugurata nel 2014. Un capolavoro di architettura ipogea di duemila metri quadrati, completamente interrata e ispirata alle antiche abitazioni eoliane. Progettata per un impatto zero, sfrutta la gravità per i travasi e si affida a soluzioni avveniristiche come la “torre del vento” per la climatizzazione naturale e camini solari per l’illuminazione. La spettacolare barricaia, che riprende le forme del Chiostro Normanno di Lipari, svela nelle sue colonne la stratificazione geologica di oltre 20.000 anni di attività vulcanica.

Questa filosofia sostenibile si riflette nei vigneti, dove si pratica una viticoltura eroica. Su terrazzamenti impervi, si coltivano con protocolli biologici e vegani vitigni autoctoni come la Malvasia delle Lipari e il Corinto Nero, quest’ultimo recuperato grazie a un meticoloso lavoro di selezione massale. L’allevamento ad alberello, con un’altissima densità d’impianto, spinge le radici in profondità, a catturare l’essenza minerale di un suolo unico, forgiato da pomice, ossidiana e ceneri vulcaniche.
I vini: l’essenza del vulcano nel calice
“I nostri vini sono freschi, eleganti, minerali. Sono figli di un’agricoltura biologica, di una viticultura eroica e tutta manuale” afferma l’enologo Emiliano Falsini. La gamma è un tributo al terroir:
- Bianco Pomice: un blend di Malvasia delle Lipari e Carricante, che unisce aromaticità e freschezza minerale.
- Nero Ossidiana: definito da Lentsch “il primo, grande, classico vino rosso delle Eolie”, unisce Corinto Nero e Nero d’Avola in un sorso complesso e speziato.
- Corinto: un Corinto Nero in purezza, ancestrale e vigoroso, affinato in rovere.
- Malvasia delle Lipari: un passito che non è solo dolcezza. Le uve, appassite al sole in vigna, regalano un nettare che sa di albicocca, fichi e macchia mediterranea, mantenendo una sorprendente freschezza.
- Eúxenos: una Malvasia delle Lipari in versione secca, macerata in anfora, per un’espressione verticale e minerale del vitigno.
Ospitalità e alta cucina con vista sul mare
Tenuta di Castellaro è un’esperienza da vivere a tutto tondo. L’ospitalità si declina in un concetto di turismo lento e consapevole, arricchito da una nuova, importante tappa gourmet. Da poco inaugurato il Castellaro Bistrot, la cui cucina è stata affidata al giovane e talentuoso chef siciliano Giacomo Caravello. La sua missione è interpretare in maniera autentica i profumi e i sapori di questa terra magica, creando un dialogo perfetto tra i piatti e i vini della tenuta.

“Proponiamo esperienze autentiche per connettersi con il territorio,” sottolinea Barbara Manzotti, Hospitality Manager. L’offerta spazia dalle degustazioni guidate ai romantici pic-nic tra i filari, fino all’imperdibile “Brindisi al Sole” al tramonto, ora impreziositi dalle creazioni dello chef.

Per un’immersione totale, il wine resort offre tre esclusive micro-residenze ricavate da antichi ruderi: Casa Pomice, Casa Ossidiana e Casa Caolino. Immerse nei vigneti, queste dimore di charme uniscono design minimale, comfort moderni e un profondo rispetto per l’ambiente, con dettagli come biancheria in fibra riciclata e una vasca esterna in pietra lavica per godere del paesaggio in totale relax.
Il progetto si completa con il recupero delle Cave di Caolino, un’area di 43.000 metri quadri trasformata in un parco geominerario aperto al pubblico. Un museo a cielo aperto dove ammirare le policromie delle fumarole e la flora spontanea, tra cui orchidee e il fiordaliso delle Eolie. A incorniciare il tutto, migliaia di piante di cappero, i cui boccioli e frutti (i cucunci) sono un altro simbolo della biodiversità e della tradizione gastronomica dell’isola.
La Redazione