L’enigma Vettriano: l’ultimo romantico
Milano celebra Jack Vettriano (1951-2025): la retrospettiva postuma dell’autodidatta amato dal pubblico e osteggiato dalla critica
Al Museo della Permanente di Milano, dal 20 novembre 2025, la retrospettiva di Jack Vettriano. Oltre 80 opere, incluso “Il maggiordomo che canta”, esplorano la carriera e lo stile noir dell’artista scozzese nel divario tra critica e successo popolare
Milano si prepara ad affrontare l’affascinante paradosso di Jack Vettriano (1951-2025). A pochi mesi dalla scomparsa dell’artista scozzese, il Museo della Permanente accoglie, dal 20 novembre 2025 al 25 gennaio 2026, la prima grande retrospettiva postuma dedicata a colui che fu definito “il pittore del popolo”.
L’evento si preannuncia come l’occasione per analizzare l’eredità di un autore capace di rappresentare uno dei più netti divari della storia dell’arte recente: visceralmente amato dal pubblico e dai collezionisti, quanto tenacemente osteggiato dall’establishment critico.
La mostra, curata da Francesca Bogliolo e organizzata da Pallavicini s.r.l. (nelle figure di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci), è stata sviluppata in stretta collaborazione con Jack Vettriano Publishing e il coordinamento di Beside Arts. Il percorso espositivo si snoda attraverso oltre 80 opere, offrendo uno spaccato completo della sua produzione. Accanto a nove significativi olii su tela, il pubblico troverà una serie di preziosi lavori su carta museale a tiratura unica.
Francesco Guidicini, Jack Vettriano – Chelsea
Ad arricchire l’analisi contribuisce un contrappunto visivo: il ciclo di fotografie scattate nello studio dell’artista da Francesco Guidicini, ritrattista ufficiale del Sunday Times le cui opere sono esposte alla National Portrait Gallery di Londra. Un’incursione intima nel sancta sanctorum del pittore, completata da un video in cui Vettriano stesso si racconta, svelando la sua evoluzione stilistica e umana.
Da Hoggan a Vettriano: la biografia di un autodidatta
Per comprendere l’opera di Vettriano, è essenziale partire dalla sua biografia, che sembra uscita dalle pagine di un romanzo vittoriano. Nato Jack Hoggan nella contea di Fife, costa scozzese del Mare del Nord, la sua infanzia è legata all’estrazione del carbone. Inizia a lavorare a dieci anni per sostenere la famiglia e a sedici abbandona la scuola, destinato a un futuro da tecnico minerario.
La pittura entra nella sua vita per caso. A ventun anni, una ragazza gli regala un set di acquerelli per il compleanno. Da quel momento, Hoggan impiega il suo tempo libero a dipingere da autodidatta. Copia incessantemente i maestri antichi, gli impressionisti, i surrealisti e gli artisti scozzesi, cercando una sua voce. Sviluppa uno stile personale che fonde le atmosfere sospese di Hopper con le suggestioni patinate della cultura cinematografica e delle affiches pubblicitarie.
Dovranno passare quasi quindici anni prima del debutto professionale. La svolta avviene nel 1988: presenta due dipinti alla Royal Scottish Academy’s Annual Exhibition di Edimburgo. Entrambi vengono venduti il primo giorno. È l’inizio di una nuova vita. Trasferitosi a Edimburgo, abbandona il cognome paterno e assume quello della madre, Vettraino (da lei leggermente variato in Vettriano), figlia di un emigrante italiano di Belmonte Castello, nella provincia di Frosinone.
Il pittore del popolo contro l’establishment
La carriera di Vettriano è definita da questa dualità: un successo commerciale e popolare fulmineo e una costante ostilità da parte della critica ufficiale. Quest’ultima, probabilmente, non gli ha mai perdonato la formazione da autodidatta e lo ha spesso accusato di riproporre un’estetica “leggera”, narrativa e priva di spessore concettuale.
Ma dove i critici vedevano superficialità, il pubblico trovava emozione. Gli appassionati gli hanno sempre riconosciuto una straordinaria capacità di creare atmosfere evocative, di catturare momenti di elevata sensualità e di raccontare storie universali.
Il simbolo di questo trionfo popolare è “Il maggiordomo che canta” (The singing butler). Nel 2004, l’opera è stata battuta da Sotheby’s per quasi 750.000 sterline. La scena, iconica, raffigura una coppia che danza leggiadra sulla battigia in una giornata uggiosa. A proteggerli dalla pioggia, una cameriera e un maggiordomo reggono gli ombrelli. Nell’immaginazione di Vettriano, il maggiordomo intona la melodia di Fly me to the moon di Frank Sinatra.
I suoi quadri evocano un mondo noir e patinato. Le tematiche sono romantiche, spesso con nudi in primo piano, ma l’amore che descrive è inquieto. Le sue scene si svolgono in lussuose camere d’albergo, club esclusivi e sale da ballo decadenti, popolate da donne conturbanti e uomini eleganti.
La consacrazione e l’eredità
Nonostante lo snobismo accademico, la carriera di Vettriano è costellata di successi. Rappresentato dalla Portland Gallery dal 1994 al 2007, realizza mostre personali a Edimburgo, Londra, Hong Kong e New York, annoverando tra i suoi collezionisti nomi come Jack Nicholson, Sir Alex Fergusson e Sir Tim Rice.
Il 2004 diventa il suo “anno d’oro”. Oltre alla vendita record da Sotheby’s, la Regina Elisabetta II lo insignisce dell’OBE (Ordine dell’Impero Britannico) per i servizi alle arti visive. Nello stesso anno, il documentario di Southbank Jack Vettriano: The People’s Painter ne cementa la fama.
Nel 2013, la grande retrospettiva alla Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow attira 123.300 visitatori, battendo il record di presenze precedentemente detenuto da una mostra di Van Gogh nel 1948. Un dato che, più di ogni recensione, misura l’impatto del suo lavoro.
Dopo aver realizzato ritratti per Sir Jackie Stewart e Zara Phillips, e aver partecipato al progetto dei murales dedicati a Billy Connolly a Glasgow (2017), Vettriano ha continuato a esplorare il suo passato. Nel 2022, la mostra Jack Vettriano: The Early Years Exhibition a Kirkcaldy ha esposto opere giovanili firmate ancora con il suo nome di nascita, Jack Hoggan.
Scomparso a Nizza nel 2025, Vettriano lascia un’eredità complessa. La retrospettiva milanese offre ora l’opportunità di analizzare, a mente fredda, la figura di un artista che ha avuto il coraggio di essere accessibile, narrativo e romantico, conquistando un posto nell’immaginario collettivo ben al di là dei confini del mondo dell’arte.
Angela Rover
JACK VETTRIANO
Milano, Museo della Permanente (via Turati 34) Milano - Italy
20 novembre 2025 – 25 gennaio 2026




