Un maestro, tre sedi, una città. L’opera di Remo Salvadori si svela in un percorso diffuso che unisce i luoghi simbolo di Milano, da Palazzo Reale al Museo del Novecento

Remo Salvadori, L'osservatore si sposta osservandosi (dettaglio), 1982, Sala del Piccolo Lucernario, Palazzo Reale. Foto © Agostino OsioRemo Salvadori, L’osservatore si sposta osservandosi (dettaglio), 1982, Sala del Piccolo Lucernario, Palazzo Reale. Foto © Agostino Osio
Da sinistra: Elena Tettamanti, co-curatrice; Remo Salvadori, artista; Antonella Soldaini, co-curatrice davanti all’opera No' si volta chi a Stella è fisso, 2004 (2025), Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale. Foto © Agostino Osio Da sinistra: Elena Tettamanti, co-curatrice; Remo Salvadori, artista; Antonella Soldaini, co-curatrice davanti all’opera No’ si volta chi a Stella è fisso, 2004 (2025), Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale. Foto © Agostino Osio
Remo Salvadori, No' si volta chi a Stella è fisso, 2004 (2025), Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale. Foto © Agostino Osio Remo Salvadori, No’ si volta chi a Stella è fisso, 2004 (2025), Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale. Foto © Agostino Osio

Apre oggi a Milano la grande mostra dedicata a Remo Salvadori, la più vasta mai realizzata. Un itinerario in tre sedi prestigiose per immergersi nell’opera di un maestro che ha messo al centro della sua arte l’esperienza del “momento” presente, superando il concetto di retrospettiva tradizionale

Remo Salvadori, figura chiave dell’arte italiana del secondo Novecento e maestro solitario la cui ricerca sfugge a ogni classificazione. Non una semplice mostra, ma un intervento capillare che dal cuore di Palazzo Reale si estende fino al Museo del Novecento e alla Chiesa di San Gottardo in Corte. Un progetto che per due mesi invita la città a entrare nell’universo di un artista che ha fatto del dialogo con la materia, lo spazio e il tempo la cifra della sua intera esistenza creativa.

Questa complessa operazione culturale, curata con acume da Elena Tettamanti e Antonella Soldaini, è promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale con Eight Art Project, in una fitta rete di collaborazioni istituzionali che include la Veneranda Fabbrica del Duomo. L’iniziativa si inserisce inoltre nella cornice strategica dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, confermando la vocazione della città a polo dell’arte internazionale.

L’esposizione rifugge la logica della retrospettiva tradizionale per abbracciare un’idea di esperienza viva, un “cantiere” di pensiero. L’allestimento è concepito come un organismo in cui l’opera, lo spazio e il visitatore entrano in una relazione dinamica, generando significati sempre nuovi. È lo stesso Salvadori a fornire la chiave di lettura, quasi un manifesto della sua poetica: “Non cerco un approdo. Non cerco un’opera che mi rappresenti ma ‘sto’ con lei continuamente. Sono ‘nel momento’ e così tengo acceso ‘il fuoco’”.

Remo Salvadori, Figura, 1997 (2025), Museo del Novecento. Foto © Agostino Osio

A guidare questa lettura sono le curatrici. Per Elena Tettamanti, il progetto è “un invito a diventare figura partecipativa dell’evento, ‘nel momento’ del suo farsi all’interno di uno spazio che è estensione ideale del suo studio”. Le fa eco Antonella Soldaini, che descrive il percorso come una sequenza di “stanze che abitano il pensiero dell’artista”, dove il visitatore è coinvolto “in un dialogo tra sé e l’altro, da cui si sviluppa un nuovo modo di vedere l’esistente“.

L’epicentro della rassegna è il Piano Nobile di Palazzo Reale (ingresso gratuito fino al 14 settembre), dove cinquantanove opere emblematiche intessono un dialogo serrato con le sale storiche.

Il percorso si apre con la vertigine circolare di Continuo infinito Presente per poi condurre il visitatore al cospetto di No’ si volta chi a stella è fisso, opera in metallo lucido la cui forma muta al variare dello spazio. La ricerca sulla materia prosegue con le diverse versioni di Verticale, cilindri di rame che sostengono elementi in vetro, legno e ferro, e con le forme archetipiche di Anfora e modello. Si attraversano installazioni immersive come la celebre Stanza delle tazze o si è sfidati dal cortocircuito visivo di L’osservatore non l’oggetto osservato. L’itinerario culmina in opere di sintesi concettuale come Alfabeto, dove sette metalli diventano linguaggio, e la tridimensionale Lente liquida, in cui acqua e rame disegnano una stella invisibile.

Remo Salvadori, Alveare, 1996 (2024), Museo del Novecento. Foto © Agostino Osio

L’itinerario artistico prosegue poi fuori dalle sale del Palazzo. Al Museo del Novecento, l’installazione Alveare – una fitta vibrazione di sottili bacchette di rame – è già visibile dal 2 luglio come parte della collezione permanente, un’acquisizione di rilievo per il patrimonio cittadino che ridisegna la percezione della rampa d’accesso. Dal 18 luglio, la Chiesa di San Gottardo in Corte ospiterà invece un dialogo quasi mistico tra l’opera storica 10 frecce nei colori di minerali (1969-70) e un lavoro inedito, la scultura Stella, creata appositamente per entrare in relazione con l’architettura sacra e l’affresco giottesco.

A sigillare il progetto sono due corollari che ne sottolineano la natura multidisciplinare. Questa sera, in occasione dell’inaugurazione, il compositore Sandro Mussida eseguirà una performance musicale inedita; lo strumento, un pianoforte, rimarrà poi esposto a testimonianza della dimensione sonora che pervade la poetica di Salvadori. Di pari ambizione è il progetto editoriale: un catalogo in due volumi edito da Silvana Editoriale che non è semplice documentazione, ma un’ulteriore estensione della mostra. Il primo volume raccoglie i contributi di 34 studiosi e testi storici di critici come Germano Celant, mentre il secondo si presenta come un leporello d’artista, un oggetto da esperire oltre che da leggere.

La Redazione

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