Oltre Praga: l’ultimo rifugio di Giacomo Casanova
Viaggio tra terme imperiali, castelli e miniere nella Boemia del Nord
Nella Repubblica Ceca, a pochi chilometri dalla Germania, un itinerario nel cuore della Boemia del Nord, dove le storiche terme imperiali di Teplice e il castello che fu l’ultimo rifugio di Casanova a Duchcov, raccontano la sorprendente metamorfosi di una regione post-industriale, oggi destinazione ricca di fascino e storia
Esiste una Boemia diversa, lontana dai sentieri battuti di Praga. È una terra di potenti contrasti, dove lo sfarzo barocco convive con le profonde cicatrici dell’industria e le memorie ancora vive del Novecento. La chiave per decifrare quest’anima complessa ha il volto irrequieto di Giacomo Casanova, che qui trascorse l’ultimo, malinconico capitolo della sua vita. Seguire le sue tracce non è solo visitare i luoghi del suo esilio, ma usare i suoi occhi — quelli di un uomo di mondo, colto e disilluso — per comprendere una regione di confine che ha saputo trasformare ogni sua ferita in una nuova forma di bellezza.
Questo itinerario nel cuore della Boemia del Nord, a pochi chilometri dalla Germania, parte dalle storiche terme imperiali di Teplice e dal castello di Duchcov, l’ultimo rifugio dell’avventuriero veneziano, per raccontare la sorprendente metamorfosi di un territorio oggi ricco di fascino e storia.
Teplice: acque miracolose e fasti d’Impero
Teplice è un vero e proprio santuario della salute con quasi duemila anni di storia, la più antica città termale della Boemia. La sua fama nasce dalla sorgente Pravřídlo, le cui acque bicarbonato-sodiche a 41°C, ricche di minerali e con una traccia di radon, la resero il “Salone d’Europa”, frequentato da zar, imperatori e artisti. Il cuore pulsante della vita termale è il maestoso Lázeňský dům Beethoven (Casa Termale Beethoven), che ospita il THERMALIUM, un moderno complesso di piscine riempite con la pura acqua termale.
Ma l’eredità di Teplice non si limita alle sue acque benefiche. Il suo cuore storico e culturale, palcoscenico di secoli di storia, si svela in tutta la sua magnificenza nella Piazza del Castello (Zámecké náměstí). Questo magnifico palcoscenico a cielo aperto è l’epicentro dove arte e fede si incontrano, raccontate da tre monumenti iconici.
La Chiesa Arcidecanale di San Giovanni Battista: fede e panorama
A dominare la piazza con la sua elegante architettura barocca, la chiesa è dedicata a San Giovanni Battista, il patrono delle sorgenti curative che hanno reso celebre Teplice. Completato nel 1703 su fondamenta ben più antiche, l’edificio cattura subito lo sguardo per la sua torre, che oggi offre un punto panoramico imperdibile sul centro storico. All’interno, un’esposizione narra la storia degli edifici più significativi della città, mentre una stanza è dedicata a una curiosa leggenda: si dice che qui dormisse il guardiano durante il grande incendio che un tempo devastò la città. Un tempo circondata da un cimitero, di cui restano antiche lapidi, la chiesa custodisce sotto la navata nord la tomba della famiglia Clary-Aldringen, un nome indissolubilmente legato alla storia del luogo.
Il Castello di Teplice e il Museo Regionale: un viaggio nel tempo
Il vero gioiello della piazza è il Castello di Teplice, oggi sede del Museo Regionale, ha una storia millenaria. Le sue origini risalgono al XII secolo, quando la regina ceca Giuditta di Turingia vi fondò un monastero benedettino. Distrutto durante le guerre ussite, fu trasformato in fortezza e poi in un castello rinascimentale.
Fu proprio uno dei suoi proprietari di quest’epoca, il nobile Vilém Vchynský, a impreziosirlo con opere come la celebre Grotta artificiale. La sua storia si concluse tragicamente nel 1634, quando fu assassinato insieme al generale Wallenstein; i suoi beni, incluso il castello, furono confiscati e assegnati alla potente famiglia Clary-Aldringen, che ne mantenne la proprietà per i successivi trecento anni, fino al 1945.
Varcare la sua soglia significa entrare in un mondo di sfarzo e aneddoti storici. Le sue sale, ricche di decorazioni rococò, furono testimoni di incontri tra monarchi e i più grandi compositori della metà dell’800, tra cui Fryderyk Chopin e Franz Liszt, che si esibirono nei suoi saloni ma non solo personalità del calibro: di Johann Wolfgang von Goethe e Ludwig van Beethoven. Fu proprio qui che si consumò il celebre “incidente di Teplice”: un episodio che cattura lo scontro tra due epoche, incarnate da un Goethe ossequioso verso l’etichetta imperiale e un Beethoven fieramente ribelle. Uno splendore a cui prese parte anche Giacomo Casanova, che, pur risiedendo nel vicino castello di Duchcov, era un assiduo frequentatore della vivace vita sociale di Teplice.
Il percorso espositivo odierno si snoda attraverso secoli di storia, un ricco itinerario attraverso l’arte e la storia della Boemia nord-occidentale. Il cuore del museo è costituito da tre sale rinascimentali collegate da eleganti archi, dove sono esposte sculture e dipinti dal Gotico al Barocco, oltre a una collezione di orologi antichi e un camino barocco.
Le ali del castello svelano ulteriori tesori: l’ala orientale ospita una collezione di monete, mentre quella occidentale presenta un’esposizione dedicata alla storia termale della città, rivelando le origini medievali dell’edificio come convento. Il percorso si completa con una sezione dedicata alla celebre ceramica locale prodotta tra il XIX and XX secolo, come testimonia la mostra temporanea “Keramika značky Bihl“ (visitabile fino al 12 ottobre 2025). Imperdibile è l’area che ospita i resti della basilica romanica e della sua cripta, un reperto di eccezionale valore che custodisce le spoglie della regina Giuditta. Il museo vanta inoltre una biblioteca con quasi 100.000 volumi.
Nel cuore del castello di Teplice si nasconde la Grotta, un capolavoro rinascimentale voluto da Vilém Vchynský all’inizio del Seicento per essere una vera e propria scenografia teatrale.

Il suo aspetto originale era quello di un ambiente magico: una lunga sala con volta a botte da cui pendevano stalattiti artificiali. Lungo le pareti, dodici nicchie a conchiglia e sculture davano vita al mito di Orfeo ed Euridice, con animali incantati dalla sua musica. Una vasca da bagno al centro completava questo spazio unico, concepito unicamente per stupire e meravigliare.
La Colonna della Peste: un capolavoro barocco contro la paura
A completare questo trionfo d’arte, al centro della piazza si erge la Colonna della Santissima Trinità, meglio nota come Colonna della Peste. Fu eretta nel 1713 come ringraziamento per aver scampato la città a una terribile epidemia. Una leggenda locale suggerisce, con un sorriso, che la peste non osò entrare a Teplice perché la trovò “troppo bella e salubre”.
L’opera è un capolavoro firmato dal celebre scultore Matyáš Bernard Braun, ed è la sua creazione più alta. Il contratto originale, di una precisione quasi maniacale, testimonia ancora oggi l’importanza e il valore di questo straordinario monumento.

Duchcov: la grandezza dei Waldstein e l’esilio di Casanova
A pochi chilometri da Teplice, il Castello barocco di Duchcov racconta una storia che va ben oltre il suo più celebre inquilino. Nato come fortezza rinascimentale, fu trasformato in una magnifica residenza aristocratica dalla potente famiglia Waldstein, grazie all’architetto visionario Jean-Baptiste Mathey.
La visita agli interni sfarzosi, in particolare alla Sala degli Antenati, testimonia il gusto e il potere dei proprietari. È in questo contesto che si inserisce la figura di Giacomo Casanova, che trascorse qui gli ultimi tredici anni della sua vita (1785-1798) come bibliotecario. Fu un esilio dorato ma malinconico: qui, lontano dai fasti di Venezia e Parigi, compì la sua più grande impresa, la stesura delle sue memorie, Histoire de ma vie un affresco sociale e politico senza precedenti del Settecento.

Come tutte le proprietà aristocratiche, anche questo castello fu confiscato dallo Stato dopo il 1945, attraversando decenni di incuria durante il regime comunista prima di essere gradualmente restaurato e restituito al pubblico. Il percorso di visita ai suoi appartamenti permette di percepire il contrasto tra la grandezza del luogo e la solitudine di un uomo al tramonto, che affidava alla scrittura il compito di rendere la propria vita immortale.
Il maniero presenta attualmente due itinerari distinti per i visitatori: il primo è incentrato sulla figura storica di Casanova, mentre il secondo ripercorre la storia dei Waldstein, i proprietari che contribuirono ad arricchire la dimora con pregevoli collezioni artistiche.
La prestigiosa residenza ha accolto nel corso dei secoli personalità di straordinario rilievo storico, tra cui si annoverano l’imperatore russo Alessandro I, il diplomatico Metternich, il celebre scrittore Goethe e il compositore Beethoven.
Ma il fascino di Duchcov non si esaurisce tra le mura del suo castello. A poca distanza, un altro edificio racconta una storia diversa, di fede e di rinnovamento stilistico. Dominando il panorama cittadino, la chiesa della Chiesa Hussita cecoslovacca si impone come uno splendido esempio di architettura in stile Art Nouveau.
Edificata tra il 1899 e il 1902 su progetto dei celebri architetti di Dresda, J. W. Graebner e R. Schilling, la struttura cattura lo sguardo con le sue linee eleganti. Elemento distintivo è l’imponente torre di 42 metri, conosciuta come “Torre del gufo” (Soví věž), che non solo funge da campanile ma offre anche un punto panoramico sulla regione. Nata per la comunità evangelica e oggi simbolo della tradizione hussita, questa chiesa rappresenta un altro fondamentale tassello della ricca identità storica e culturale di Duchcov
Osek: fede, cenere e rinascita barocca
Il Monastero di Osek è un monumento alla resilienza. Fondato nel XII secolo dai Cistercensi, la sua storia è un susseguirsi di distruzioni e rinascite: fu saccheggiato durante le Guerre Hussite e devastato dalla Guerra dei Trent’anni. Eppure, ogni volta risorse più magnifico, fino a diventare, nel XVIII secolo, un capolavoro del barocco grazie a maestri come Octavio Broggio. Ma fu un altro grande maestro italiano, lo stuccatore Giacomo Antonio Corbellini (1674-1742), proveniente dalla Valle d’Intelvi vicino Como, a infondere un’anima agli interni. Tra il 1713 e il 1718, Corbellini e la sua bottega realizzarono qui i loro capolavori: la magnifica decorazione in stucco delle volte, le statue a grandezza naturale che adornano l’altare maggiore e quelli laterali, e due imponenti tombe monumentali. Il suo stile dinamico e ricco di dettagli trasformò la chiesa in un grandioso teatro della fede.

La visita è un viaggio attraverso queste stratificazioni: si passa dall’austera spiritualità della Sala Capitolare gotica del 1240 alla trionfale esplosione di arte della Chiesa dell’Assunzione, testimonianza di una fede capace di trasformare le proprie ceneri in bellezza. La sua vita spirituale e culturale fu però brutalmente interrotta con la soppressione degli ordini religiosi da parte del regime comunista, che trasformò il complesso per altri usi. La sua riapertura dopo il 1989 rappresenta una vera e propria rinascita.

I Monti Metalliferi: cuore di stagno
Salendo di quota si entra nei Krušné hory (Monti Metalliferi), un altopiano selvaggio il cui paesaggio, Patrimonio UNESCO, è stato modellato da 800 anni di attività mineraria. È l’antitesi del mondo di Casanova. Il cuore storico è Krupka, la cui ricchezza era legata allo stagno.
Un’esperienza indimenticabile è la visita alla Miniera di Stagno Starý Martin. L’area intorno a Krupka è uno dei più antichi distretti minerari dei Monti Metalliferi ed è considerata il più antico giacimento di stagno dell’Europa centrale. La galleria panoramica Starý Martin è un monumento minerario di primaria importanza che offre un affascinante viaggio attraverso 800 anni di storia dell’estrazione dello stagno. Il percorso di un chilometro (1000 metri andata e ritorno), facilmente percorribile e ben illuminato, segue la vena di stagno di Lukáš, una delle più lunghe d’Europa. I visitatori, guidati attraverso le antiche gallerie, possono ammirare attrezzature storiche e scoprire la dura vita dei minatori. Per una vista panoramica, la seggiovia del 1952 che sale al Komáří hůrka offre un’ulteriore prospettiva su questo affascinante territorio.
Una volta raggiunta la cima, a 807 metri di altitudine, si trova la Cappella di San Volfango, meta di antichi pellegrinaggi minerari. Queste valli, cuore dei Sudeti, portano però anche le cicatrici della storia: l’espulsione della popolazione di lingua tedesca dopo il 1945 ha lasciato un silenzio profondo sigillato per i successivi quarant’anni dalla Cortina di Ferro, che trasformò queste valli in una frontiera desolata e militarizzata.
Most: dalla distruzione alla rinascita
La storia di Most è un dramma del XX secolo simbolo della logica brutale della pianificazione industriale comunista. Per far posto alla gigantesca miniera di carbone (lignite) Ležáky, l’intera città vecchia fu rasa al suolo negli anni ’70.
Un solo edificio fu salvato: la Chiesa tardo-gotica della Vergine Maria Assunta , un colosso da 12.000 tonnellate spostato su binari per 841 metri. Un’impresa che avrebbe affascinato Casanova. Oggi, quella chiesa solitaria osserva il Lago di Most, un’oasi di oltre 300 ettari nata dalla cicatrice della miniera. Aperto al pubblico nel 2020, il lago è un moderno centro ricreativo, simbolo potente della capacità di questa terra di reinventarsi.

Litoměřice e Ploskovice: il sogno di una Duchessa e la città dei poeti
Scendendo verso la pianura dell’Elba, si incontra Litoměřice, ex città reale conosciuta come il “Giardino di Boemia” per la fertilità delle sue terre. La città sorge alla confluenza dei fiumi Elba e Ohře ed è stata per secoli un fiorente centro commerciale e religioso.

Il suo cuore pulsante è la piazza centrale, Mírové náměstí, un intreccio di stili e di epoche circondato da case gotiche, rinascimentali e barocche perfettamente conservate. Tra queste spicca la Casa “Al Calice” (Kalich), la cui cupola a forma di calice ricorda il simbolo del movimento Hussita, testimonianza della complessa storia religiosa della regione. A dominare il profilo cittadino è la collina di Dómský con la Cattedrale barocca di Santo Stefano. La città, che ospitò gli ultimi giorni del poeta romantico Karel Hynek Mácha, racchiude in sé l’essenza stessa della storia boema.

A breve distanza, il Castello di Ploskovice fu il capriccio di Anna Maria Franziska di Toscana, una delle donne più ricche d’Europa. Intrappolata in un matrimonio infelice con l’ultimo dei Medici, creò qui la sua sontuosa residenza estiva, un gioiello del tardo barocco attribuito a maestri come Kilián Ignác Dientzenhofer.
A metà del XIX secolo, il castello entrò in una nuova fase quando divenne la residenza estiva privata dell’imperatore abdicatario Ferdinando V d’Asburgo, noto al popolo ceco come “Ferdinand il Buono”. Fu per lui che gli interni subirono una magnifica trasformazione nello stile Neo-Rococò, affidata al più grande decoratore ceco dell’epoca, Josef Navrátil.
È proprio in questi saloni che l’arte di Navrátil esplode in tutta la sua maestria: un tripudio di affreschi fantasiosi, esotiche cineserie e colori brillanti trasforma ogni ambiente in una fiaba visiva. Questa scenografia opulenta non è passata inosservata neanche al cinema, che ha scelto le sue sale per alcune scene del celebre film “Amadeus” di Miloš Forman.
Terezín: un dovere della memoria
Il nostro viaggio attraverso lo splendore e le cicatrici della Boemia del Nord non sarebbe completo senza una tappa fondamentale, un momento di riflessione necessario. Terezín (Theresienstadt) non è un’attrazione turistica, ma un luogo di silenzio, un pellegrinaggio in una delle pagine più atroci del Novecento. La sua unicità risiede nella sua doppia e crudele identità, concepita dalla macchina della propaganda nazista.

Per il mondo esterno, fu presentata come un “ghetto modello”, una macabra scenografia per ingannare la Croce Rossa e l’opinione pubblica. Dietro questa facciata, la realtà era un inferno di sovraffollamento, fame e malattie. Ma soprattutto, Terezín fu la più grande anticamera della morte: per la maggior parte dei suoi 140.000 prigionieri, fu solo una stazione di transito verso i campi di sterminio.
Sapori della Boemia del Nord: luppolo e cucina robusta
Un viaggio in questa regione non è completo senza un’immersione nella sua robusta cultura gastronomica. Il Pivo (la birra) qui è una vera e propria istituzione, la cui eccellenza nasce dal cuore della regione di Žatec. Il famoso luppolo Saaz di Žatec, uno dei quattro “luppoli nobili” del mondo, è così prezioso per il suo aroma delicato che il paesaggio della sua coltivazione è stato dichiarato Patrimonio UNESCO.

La cucina risponde con piatti che scaldano il cuore, pensati per sostenere corpo e spirito. Un pilastro della tavola ceca è il Vepřo knedlo zelo: fette succulente di maiale arrosto servite con i tipici knedlíky (gnocchi di pane) e un contorno di cavolo in agrodolce (zelí), un piatto che rappresenta l’essenza stessa della cucina casalinga. Un altro classico è il Gulasch boemo che, a differenza della sua controparte ungherese, si presenta come uno stufato denso e avvolgente, dove la carne di manzo tenerissima si fonde con una salsa ricca.
Il vero capolavoro, il piatto delle grandi occasioni, è la Svíčková na smetaně: un lombo di manzo marinato per giorni, cotto lentamente e servito nappato da una “salsa madre” vellutata a base di radici e panna, guarnito secondo un rituale preciso con panna acida, limone e confettura di mirtilli rossi. Per concludere in dolcezza, le Kolache sono delle piccole tortine di pasta lievitata, il cui cuore morbido accoglie farciture tradizionali come semi di papavero, la ricotta dolce locale (tvaroh) o confetture di prugne.
Per un’immersione in questi sapori, a Teplice si può scegliere tra l’eleganza mitteleuropea del Restaurace Beethoven, in linea con lo spirito termale della città, e l’atmosfera vivace del Pivovar Monopol, un moderno brewpub ospitato in un magnifico edificio Art Nouveau, dove i lucidi tini di cottura in rame dialogano con i soffitti storici. La produzione spazia dalla classica lager Monopol 12° alla semiscura Karlik 11°, fino a birre ad alta fermentazione come la Monopol ALE 14°, affiancate da un calendario di specialità stagionali. Per un’esperienza più intima, il Restaurace Šestidomí si distingue per il suo panificio interno, che sforna pani artigianali e panini speciali per i suoi hamburger.
A Osek, l’esperienza è unica: il Pivovar Ossegg situato nei pressi dello storico Monastero cistercense, rappresenta la rinascita di una tradizione brassicola secolare, ripresa dopo quasi settant’anni di silenzio, questo birrificio segue una filosofia di purezza assoluta, utilizzando solo acqua dei Monti Metalliferi, luppolo di Žatec e malto locale per creare lager non filtrate dal sapore autentico del territorio. Mentre il Restaurace Černý orel con il suo Orlovský pivovar racconta una storia di passione familiare. Nato nel 2015, questo birrificio unisce un impianto moderno a metodi tradizionali per infondere un carattere unico e originale nei classici stili cechi.
Il ristorante dell’hotel Komáří Vížka sulle cime dei Monti Metalliferi, offre un’esperienza dove la gastronomia si fonde con un panorama spettacolare. Il menù è un omaggio alla tradizione ceca più autentica, con una solida offerta di selvaggina e pesce, ma il vero cuore della cucina si esprime nei deliziosi ravioli e nei dessert, tutti preparati artigianalmente. L’elemento che distingue ulteriormente il locale è la sua fornita cantina: una selezione di vini curata e sorprendente, che rappresenta un’alternativa di carattere in una terra a forte vocazione birraria.
Infine, a a Litoměřice, nel cuore del “Giardino di Boemia”. Qui, il Biskupský pivovar sv. Štěpána (birrificio Vescovile) ha compiuto l’impresa di far rivivere la secolare tradizione brassicola con tale maestria da meritarsi la consacrazione ufficiale: il prestigioso “Sigillo d’Oro della Birra” vinto dalla loro lager Štěpán al Festival Internazionale della Birra 2025. Un premio che non celebra solo un prodotto, ma certifica l’altissimo livello qualitativo raggiunto dall’intera regione.
L’anima di una terra di confine
Si parte per la Boemia del Nord cercando il fantasma di Giacomo Casanova, l’eco di un Settecento galante tra i saloni di un castello. Ma il vero spirito di questa terra non è nel passato che si cerca; è nei contrasti che si trovano.
È un’anima forgiata tanto nel lusso delle terme imperiali di Teplice quanto nel sudore dei minatori dei Monti Metalliferi. Si manifesta nella fede tenace che ha fatto rinascere il monastero di Osek dalle sue ceneri e, soprattutto, nell’incredibile resilienza della chiesa di Most, un intero edificio che si è letteralmente rifiutato di scomparire per far posto al progresso.
Alla fine, si capisce che la vera eredità lasciata da Casanova non è il suo mito, ma lo sguardo disincantato con cui avrebbe osservato questo mondo in piena trasformazione. Per questo, l’itinerario smette di essere una semplice visita e diventa un potente confronto con la storia. Si torna a casa non con il ricordo di una regione, ma con la consapevolezza della sua anima complessa e indomabile: un luogo dove la bellezza non ha cancellato le cicatrici, ma ha imparato a conviverci, rendendole parte della propria, unica e affascinante identità.
Valentina Avogadro
Consigli pratici per il tuo viaggio
- Come arrivare: l’aeroporto di riferimento è Praga. Da lì, la Boemia del Nord si raggiunge comodamente in auto (circa 1-1.5 ore) o con treni e autobus diretti a Teplice o Ústí nad Labem.
- Come muoversi: L’auto a noleggio è la soluzione ideale per esplorare liberamente la regione, specialmente le aree montane e i piccoli borghi.
- Quando andare: la primavera e l’estate (maggio – settembre – ottobre) sono perfette per godere delle città, dei parchi e delle escursioni sui Monti Metalliferi. L’autunno offre colori spettacolari, mentre l’inverno regala un’atmosfera suggestiva, soprattutto nelle città termali.
Dove alloggiare: Teplice offre un’ampia scelta di hotel legati al benessere termale e non: HOTEL A RESTAURACE “U KOZIČKY”. Per un’esperienza più rurale, si possono trovare accoglienti penzion (pensioni) nei villaggi sui Monti Metalliferi.
Siti utili
- Ente Nazionale Ceco per il Turismo: VisitCzechia
- Portale Turistico Regionale: La porta della Boemia
- Informazioni sui Monti Metalliferi: Monti Metalliferi
- Portale Turistico di Krupka: Visit Krupka


































































