Dal 29 novembre la kermesse enogastronomica al Modigliani Forum e la grande retrospettiva su Giovanni Fattori a Villa Mimbelli: itinerario nella città dei fossi

@FONDAZIONE LEM - Fossi Livorno ©Andrea Dani @FONDAZIONE LEM – Fossi Livorno ©Andrea Dani
Giovanni Fattori, Mandrie Maremmane Giovanni Fattori, Mandrie Maremmane

Un’immersione nella città labronica che unisce le degustazioni di eccellenze locali ai capolavori dell’arte ottocentesca. Dalla leggenda del cacciucco alle tele rivoluzionarie del maestro dei Macchiaioli, un percorso per conoscere una Livorno fiera, ironica e ricca di storia medicea, tra i canali della Nuova Venezia e le architetture del Buontalenti

Tanti sono oggi i motivi per trascorrere un paio di giorni a Livorno: dalla scoperta della città “dal sangue strafottente”, alla mostra dedicata al Maestro dei Macchiaioli, Giovanni Fattori, all’ evento gastronomico MareDivino e DiGusto, rilanciato quest’anno dalla Fondazione Lem-Livorno Euro Mediterranea.

Dal 29 novembre al 1 dicembre, il Modigliani Forum, una struttura ben attrezzata con un’ampia disponibilità di parcheggi, accoglie MareDivino e DiGusto, una manifestazione che punta a collocarsi tra le più importanti della Toscana e a valorizzare il patrimonio vitivinicolo della costa e le eccellenze gastronomiche locali. Nella manifestazione di certo non manca lo Show Cooking a tema Cacciucco, il must della cucina livornese, con una storia incredibile alle spalle.  A inventare il Cacciucco a metà del 1600, fu il turco Ahmet, proprietario di una piccola taverna, conosciuto in tutto il mercato perchè girava chiedendo incessantemente per la zuppa soltanto pesci  “kaciuk kaciuk”( piccoli piccoli nella sua lingua). Un’occasione da non perdere per gli ironici livornesi, pronti a battezzare Ahmet e il suo piatto Cacciucco. 

In programma degustazioni, ricette locali, compreso il Baccalà alla livornese, e sorprese, come la vetrina Toscana Kids, un laboratorio per bambini a cura di Slow Food Livorno condotto dalla cuoca contadina. Oltre alle promozioni di vini particolari, c’è in nota una sfida tra barman con un premio per il cocktail più gettonato.

MareDivino e DiGusto è un invito a scoprire la città, a un paio di km dal Modigliani Forum. Per iniziare il giro di buon umore, il mio consiglio è parcheggiare l’auto nella nuova sede del Mercatino Americano, a pochi passi dal centro, con molto spazio a disposizione. 

Livorno è una città singolare e burlona, capace di scherzi incredibili come il ritrovamento delle “Teste di Modigliani” in fondo a un canale, ma nello stesso tempo fiera del suo passato, ben visibile nella Nuova Venezial’anima della città.

Viene spontaneo chiedersi quale sia il nesso tra Livorno e Venezia: la soluzione dell’enigma risale lontano nel tempo.

Il punto di partenza per scoprire Livorno è il vecchio porto, dove svetta la Fortezza Vecchia con il Maschio di Matilde, costruita in epoca medievale. A ristrutturarla fu Cosimo I de Medici, che nel Cinquecento acquistò il porto dai genovesi in alternativa a quello pisano, ormai quasi inagibile, aprendo così per Firenze un nuovo sbocco al mare. Suo figlio Francesco I affida a Bernardo Buontalenti, il top degli architetti ingegneri dell’epoca, il compito di costruire una “città ideale” a pianta pentagonale, secondo i principi rinascimentali, con mura e un grande canale di acqua del mare, ancora oggi riconoscibili.

@FONDAZIONE LEM  - Fossi Livorno @FONDAZIONE LEM – Fossi Livorno
@FONDAZIONE LEM - Mercato delle Vettovaglie ©Andrea Dani @FONDAZIONE LEM – Mercato delle Vettovaglie ©Andrea Dani

Livorno, grazie al grande porto, ha tutti i requisiti per lo sviluppo del commercio, tanto che per favorire l’economia locale, il Granduca Ferdinando I de’Medici, avveduto banchiere, nel 1590 dichiara la città porto franco, aperto ai mercanti di tutto il mondo e soprattutto di tutte le religioni, dove ogni fede avrebbe avuto una chiesa e un cimitero.

 A questa mossa di grande successo, segue la necessità di creare un nuovo quartiere, in grado di soddisfare le esigenze di una classe mercantile emergente. Nasce così dal nulla la Nuova Venezia, una rete di  “fossi”(i canali medicei) per consentire il trasporto delle merci direttamente dal mare alle cantine di stoccaggio a filo d’acqua, sotto i palazzi dei mercanti. 

Livorno: Fosso reale ©Silvana Rizzi

Il momento per svelare l’enigma è giunto finalmente: per realizzare la grandiosa impresa, i Medici chiamano nel 1629 i carpentieri veneziani, i migliori al mondo, che costruiscono sull’acqua le fondamenta su cui sorgerà la Nuova Venezia, fortunatamente scampata ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.  

Oggi è piacevole esplorare a piedi la Nuova Venezia, alla sera teatro della movida, tra piccoli ristoranti, ponti, musei,chiese, come la barocca Santa Caterina con i suoi ex voto e la pala della Vergine di Giorgio Vasari. Incanta la Piazza del Luogo Pio, l’agorà del quartiere Venezia, con l’interessante Museo della città, in parte ospitato nei settecenteschi Bottini dell’Olio, e il ristorante L’Amo, una sicurezza per quanto riguarda il pesce sempre fresco.

Da non perdere un giro al Mercato delle Vettovaglie, conosciuto come Mercato Centrale, lungo il fosso Reale, un capolavoro maestoso di architettura fine Ottocento, dove si vendono pure le uova di “ razza livornese”, ideale per un piacevole lunch locale. Uscendo dal mercato a sinistra c’è Gagarin, il maestro livornese del 5 e 5, il pane e torta, panini farciti di farinata pepata, che un tempo costavano 5 centesimi il pane e 5 la farinata. Per gustare un cacciucco da ricordare, il consiglio è la Trattoria Sottomarino, a due passi dal quartiere Pontino, affacciata sui Fossi Medicei.

Se le condizioni del tempo lo consentono, il miglior modo per scoprire Livorno è il giro in battello lungo i Fossi Medicei (per info:Visit-livorno.it, Fondazione Lem, eventi turistici e culturali), alla scoperta dei luoghi più caratteristici, come il pittoresco rione dell’Ovo Sodo, il quartiere chiamato così per le maglie bianco-gialle dei remieri durante il palio Marinaro, la spettacolare festa in mare, che esprime l’anima più vera di Livorno.

Villa Mimbelli
Villa Mibelli Giovanni Fattori
Villa Mimbelli 1

Si lascia il centro per raggiungere Villa Mimbelli, sede permanente del museo Fattori, ed entrare nella mostra “Giovanni Fattori-Una rivoluzione in pittura”, che Livorno gli dedica per i 200 anni dalla nascita.

La mostra, fino all’11 gennaio 2026, si svolge in ordine cronologico nelle 24 sale su tre piani di Villa Mimbelli( Via San Jacopo Acquaviva 63). Un lungo percorso: 220 opere tra cui splendide acqueforti, da godere accompagnati da una delle bravissime giovani guide proposte dal museo. La mia si chiama dottoressa Giulia.

La Villa da sola merita una visita. Costruita a fine Ottocento dal ricco mercante di grano Francesco Mimbelli e dalla moglie Enrichetta Rodoconacchi e restaurata a perfezione dal comune di Livorno, la Villa si affaccia su un grande e romantico parco. Al pianterreno, l’orientale Sala Moresca, riservata al fumo, così come la scala monumentale decorata con putti di ceramica che conduce ai piani superiori, tutto rivela il fascino di quei tempi.

Giovanni Fattori: In vedetta 1874, olio su tela

L’uomo e l’artista rivoluzionario

Giovanni Fattori (1825/1908) livornese doc, dalla battuta sempre pronta, studente all’Accademia d’Arte di Firenze, si unisce nel 1855 al gruppo dei giovani artisti, propugnatori di un’arte libera dalla costrizioni accademiche, in nome del realismo. L’imput è quello di vedere la natura attraverso le macchie di colore (come succede con gli occhi), da cui nasce il termine Macchiaioli.

L’indomabile rivoluzionario, come lo definisce il curatore Vincenzo Farinella, invitato a Parigi nel 1875, di fronte all’infuriare dell’Impressionismo, annuncia che la sua pittura spontanea dai “fugaci effetti luminosi”, non ha nulla a che spartire con l’osannata e ricercata arte francese di quel periodo.

Vita e arte s’intersecano

Giovanni Fattori: Carica di cavalleria a Montebello 1862, olio su tela

Fin dall’inizio della mostra, il dipinto “Una carica di Cavalleria a Montebello” del 1862, la battaglia appare in tutta la sua cruda realtà: non esistono eroi da osannare, ma soltanto una  mortale confusione, avvolta da grida di dolore. E quando si è fuori dalla battaglia, inutilmente si cerca nei soldati a cavallo una scintilla di vita. Se ci fermiamo ad osservare il Muro Bianco, realizzato nel 1874, il capolavoro assoluto dell’artista, a dominare è il bianco, il colore del nulla , dell’attesa e del silenzio, un invito ad andare oltre la realtà contingente, per scoprire il vero dietro le apparenze. Fa venire in mente Lucio Fontana, che realizza il suo primo taglio sulla tela bianca, con lo stesso scopo.

Giovanni Fattori: Ritratto di Buttero,1882 -1885 olio su tavola

Da Firenze, nel 1863, Fattori torna a Livorno. Nella sua città dipinge il Mare Azzurro dell’Ardenza e le barche dei Pescatori. Ispirato dalla robusta natura della sua terra, il pittore del popolo rivolge ora la sua attenzione alla dura vita dei contadini, alle donne che lavorano nei campi e alle boscaiole, ben lontane dalle bucoliche immagini campestri. Non mancano ritratti eccezionali, come il Buttero dagli occhi azzurri o la Ciociara. Ritratto di Amalia, di cui era innamorato.

Da Villa Mimbelli in pochi minuti si arriva al mare, di fronte al frequentatissimo lungomare, oggi dominato dalla spettacolare Terrazza Mascagni del 1931, dove Fattori dipinse La Rotonda dei Bagni Palmieri, immortalando le signore in conversazione.  

Silvana Rizzi